Come avere le giuste informazioni
In tanti anni di esperienza ho imparato a leggere tra le righe. Quando vado da un potenziale cliente, tutto per me è fonte di informazione. Il posto che ha scelto per incontrarmi, com’è arredato l’ambiente, l’atteggiamento del personale alla reception, la formalità o l’informalità dell’abbigliamento, che cosa ha scelto di mettere alle pareti, quale materiale ha lasciato da sfogliare per l’ospite in attesa. Un’altra informazione importante è data da chi è il mio interlocutore: è il cliente finale, è il manager dell’area interessata o è la funzione Risorse Umane? È l’imprenditore? È qualcuno che svolge un ruolo tecnico? Altro a piacere?A ogni modo, perfino i profumi, le attese, i silenzi sono preziosi. Tutto è informazione per me. E ogni impressione che raccolgo entra in una mia piccola collezione personale di pezzi e istanti unici.
Perché se i temi organizzativi sono simili, ogni sistema è un universo e un pianeta a sé, con la sua specifica gravità e i suoi inimitabili modelli di funzionamento. E da questo ricavo una serie di ipotesi che metto alla prova nel mio successivo colloquio con il cliente. Ed è una delle parti più divertenti del mio lavoro. Soprattutto in un intervento di formazione/selezione. Come nella foto di Erwitt in copertina, mi sento l’osservatrice, non vista, di una scena che non è stata creata per me.
To me, photography is an art of observation. It’s about finding something interesting in an ordinary place... I’ve found it has little to do with the things you see and everything to do with the way you see them.Elliot Erwitt
[Per me, la fotografia è un’arte di osservazione. Vuol dire trovare qualcosa di interessante in un posto comune... Trovo che abbia poco a che vedere con ciò che si vede e tutto a che fare con il modo in cui lo si vede.]
L’analisi del modello prevalente
Anche in un intervento di formazione-selezione il primo passo è quello di analizzare il modello prevalente nella struttura organizzativa. La cosa più semplice da registrare, a questo scopo, sono i commenti che accompagneranno la caratterizzazione delle risorse in senso positivo o negativo. Frasi come:"è un gran lavoratore", "resta in ufficio fino a tardi", delineano un panorama alquanto differente rispetto a: "è uno che sa quello che vuole", "da quando è arrivato lui le cose hanno preso un andamento completamente diverso", oppure: "è una persona molto rapida".
Altrettanto sarà utile stare attenti alle caratterizzazioni negative: "una persona che sta sulle sue", "è un tipo aggressivo", e via discorrendo.
Altro discorso è quanto tali caratterizzazioni siano correlato all’effettivo successo/insuccesso in azienda: molte aziende etichettano un comportamento come negativo a parole ma lo rinforzano nei fatti (si vedano tutti i programmi sul work/life balance e quanto in realtà poi le aziende apprezzino le persone che trascorrono più di 10 ore in azienda, qualunque cosa facciano per riempirle).
Qualora emergano, come spesso accade, potenziali "sclerotizzazioni" della struttura, già in questa prima fase di analisi con il committente, può essere utile cominciare a preparare il terreno per una revisione critica del modello. Servirà poi a evitare che il cliente si aspetti che siano avallate, in una fase successiva, impostazioni che il formatore-selezionatore reputa disfunzionali.