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L'Italia che si ferma. Il potere del prendere fiato.

2020-03-10 12:23

Luigina Sgarro

Articoli, Società, covid-19, pausa, fermarsi,

L'Italia che si ferma. Il potere del prendere fiato.

Dall'inizio di questa crisi che ci sta toccando tutti, è stato un susseguirsi di messaggi contrastanti, chi cercava di diffondere allarme, chi di rass

Fermarci perché ce lo chiedono gli altri? No, fermarci perché lo dobbiamo a noi stessi.

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Dall'inizio di questa crisi che ci sta toccando tutti, è stato un susseguirsi di messaggi contrastanti, chi cercava di diffondere allarme, chi di rassicurare, chi di dare "un senso d'urgenza" (per usare un anglicismo), chi di minimizzare.

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Uno dei meme o hashtag più frequenti è stato ed è ancora #noncifermiamo, oppure #litalianonsiferma, o #latalcittà/regionenonsiferma.

La cosa che mi ha colpita è il dare per scontato che fermarsi sia una cosa negativa, come spesso mi colpisce il fatto che si ritenga che lo sia il tornare indietro. Io che sono nata professionalmente in una fabbrica di freni per auto, so quanto invece sia importante fare una sosta quando è necessario, fermarsi quando si deve. Ancora di più lo è tornare indietro, se ci accorgiamo di andare nella direzione sbagliata.

È importante andare avanti ma non farlo può essere essenziale. Non è progresso andare avanti, se quello che abbiamo davanti a noi è un muro o un burrone.

Come mi insegnavano i miei colleghi dell'Ufficio Tecnico quello che conta è saper frenare, fermarsi in sicurezza, avere i sistemi meccanici a posto, che l'auto non slitti mentre si arresta.

 

E allora perché tutta questa paura di fermarsi?

 

Fermarsi significa anche prendersi tempo, respirare e chiedersi se stiamo andando nella direzione giusta, mettere in discussione le proprie scelte e la propria vita, domandare a se stessi se questo moto perpetuo è davvero ciò che vogliamo, o solo un modo per la nostra mente di concederci di credere che tutto va bene, farci guardare troppe cose per non farcene vedere nessuna, offrirci una ridda di suoni, perché nessuno di noi possa più ascoltare la propria voce interiore che rivendica la lentezza.

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Un'altra cosa che mi ha colpita è che questo virus riduca la capacità di respirare, che per proteggersi bisogni avvolgersi in un involucro e stare distanti dagli altri, più vicini a se stessi.

 

Fermiamoci a guardare le nostre impronte, dietro di noi, sulla sabbia, a osservare l'orizzonte che si distende dinnanzi a noi, sconfinato. Respiriamo profondamente, se possiamo, e raccogliamo noi stessi nel respiro.

Quando riprenderemo a camminare, forse, capiremo se la folle corsa è stata davvero una nostra scelta o un'inerzia dettata dalla paura di non sapere più vivere, ma solo esistere in movimento.

 

Questa occasione di dolore, paura e rabbia può essere un'esperienza dalla quale uscire forgiati e trasformati in una nuova preziosa forma.

 

Come oro dal fuoco.

 

 

 


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